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Itaca

Laura Fatini
Il seguente testo è stato scritto a seguito di un laboratorio teatrale per ragazzi dei primi anni delle scuole superiori.
Raccogliendo suggerimenti e spunti di improvvisazioni sceniche sul tema dell’attesa ho cucito sette scene che si collocano all’interno di uno spazio vuoto, con solo dieci sedie in fila di fronte al pubblico, e un tavolo dietro, sulla destra. Una porta, immaginaria o meno, è sulla sinistra.
Suggestioni da Mamet, Campanile e autori dell’assurdo, nonché le preziose indicazioni del regista Carlo Pasquini, hanno reso l’aria che i personaggi respirano rarefatta, e senza tempo.
Proprio perché scritto per la messa in scena, le note di regia sono essenziali, minime: il lettore immagini movimenti di attesa in sincrono, quasi danzati, lunghe pause, e musiche che intervallano il susseguirsi delle scene.
Nessun movimento è naturalistico.
 
 
 
Scena 1
Il numero
 
 
Si alza la luce ed entra l’Inserviente, con grembiule e cappello: ha in mano una scopa e la cassetta. Sulla scena, dieci sedie, un tavolo.
Mentre l’Inserviente spazza, entra Beatrice.
Si siede e scarta una gomma da masticare e butta per terra una carta.
L’Inserviente si affretta a spazzare, poi esce.
 
Dopo poco arriva Agnese. Si siede.
Pausa di attesa.
 
Agnese Sono in ritardo?
Beatrice No. Non credo.
Agnese Bene.
Beatrice Comunque sono qui da poco anch’io.
Agnese A me hanno detto di venire alle dieci in punto, ma ho fatto tardi. Comunque adesso sono qui.
 
Pausa. Entra Penelope. Posa la giacca su una sedia, salutando Agnese e Beatrice.
 
Penelope Buongiorno.
Agnese Buongiorno.
Beatrice Buongiorno.
 
Penelope va al tavolo e prende un numero. Torna a sedere.
Pausa.
Guarda le altre.
 
Penelope Avete preso il numero?
Agnese Cosa?
Penelope Il numero. Per la fila.
Agnese Ah… no. Dove lo trovo?
Penelope(indica un cesto con tanti pezzi di carta numerati).
 
Agnese e Beatrice si alzano e vanno al tavolo.
 
Agnese Quale prendo?
Penelope Cosa?
Agnese Quale numero devo prendere?
Penelope Uno.
Agnese Ma scusi, ci deve essere un ordine!
Penelope No, uno vale l’altro. Lo mettono loro in fila e poi chiamano secondo questo ordine.
Beatrice Allora tanto vale non prenderlo, no?
Penelope Non lo so. Comunque, io ho il 53.
Agnese Mi sembra ridicolo. Ho un appuntamento, quindi non ho bisogno del numero.
 
Agnese non prende il numero e si siede. Beatrice prende il numero, un po' divertita.
Pausa.
Dopo poco entra l’Inserviente. Adesso ha un camice medico, e un blocco in mano.
 
Inserviente Buongiorno. Siete molto puntuali, non ci sarà da attendere. Avete preso il numero?
Penelope Sì, ho il 53.
Beatrice Io il 19.
Inserviente Bene, lei?
Agnese Non l’ho preso. Non sapevo quale prendere.
Inserviente Uno vale l’altro. Ma bisogna avere un numero. È la procedura.
Agnese Bene allora. (guarda tra i numeri). Va bene il 76?
Inserviente Meglio il 42.
Agnese Ma se non c’è una regola…
Inserviente Mi ha chiesto lei se il 76 andava bene… Le ho risposto. Tornerò tra poco con i moduli da compilare.
 
Inserviente esce. Agnese torna seduta incredula.
Penelope scrive sul diario.
Agnese inizia a grattarsi sempre più frenetica.
Beatrice si soffia il naso.
 
 
 
Scena 2
Dal dentista
 
 
Entrano Camilla, Dorotea, Federica. Trovano posto e si siedono.
Federica sta leggendo una rivista. Camilla è seduta e guarda freneticamente nella borsa. Dorotea si massaggia la guancia con il dente cariato.
Entra Emma.
 
Emma Buongiorno.
Federica Buongiorno.
Dorotea Buongiorno.
Emma Posso?
Federica Prego.
 
Emma si siede. Federica riprende a leggere.
Emma si mette ad aspettare senza leggere, mentre guarda le altre persone che aspettano, poi si rivolge a Dorotea, che si massaggia la guancia. Azioni sul mal di denti.
Camilla interrompe per un attimo la ricerca all’interno della sua borsa, e ascolta.
 
Emma Le fa molto male?
Dorotea Sì. È un tormento che non mi lascia mai, né giorno né notte.
Emma Il mal di denti è terribile, la capisco. Comunque, il dottore è bravissimo, e soprattutto
indolore. Non appena si apre la bocca, fa subito l’anestesia. Poi, non si sente niente!
Dorotea Sì?
Emma Sì. Io, ormai vengo qui da anni. Il dentista mi conosce bene.
Dorotea Mi vergogno un po’ a dirlo, ma è la prima volta che vengo dal dentista.
Emma La prima volta?
Dorotea Sì. Prima di adesso non ne avevo mai avuto bisogno.
Beatrice È stata fortunata, se posso permettermi di dirlo…
Dorotea Credo di sì. Ma adesso, eccomi qui. Purtroppo.
Beatrice Non si preoccupi
Dorotea Me lo ripeto anch’io, per tranquillizzarmi. Ma in realtà sono terrorizzata. Ho paura di andare di là e allo stesso tempo non posso rimanere così…
 
Dorotea continua a massaggiarsi. Si alza e passeggia dietro alle sedie.
Camilla si avvicina a Emma.
 
Camilla Scusi se mi permetto. Ho sentito quello che ha detto alla signora. È vero che il dottore fa sempre l’anestesia?
Emma Sì.
Camilla E se uno non la volesse?
Emma In che senso?
Camilla Se il paziente preferisse fare senza?
Emma E sentire il dolore?
Camilla Sì.
Emma In quel caso, credo che non la farebbe.
Camilla Bene.
Emma Lei, scusi, preferisce sentire male, piuttosto che fare l’anestesia? Guardi che la puntura non fa niente!
Camilla Sì, lo so. Ma io, ecco, preferisco sentire tutto quello che mi succede, specialmente dal dentista!
 
Reazione delle altre.
 
Emma Cosa?
Camilla Ecco, non creda che io sia una pervertita o che so, una un po’ matta. Ma quando il dentista guarda nella bocca, prende tutti quegli strumenti acuminati, spruzza disinfettante… ah, l’odore del disinfettante… Insomma, lì mi sembra di essere più viva, e presente!
Emma Ma non sente dolore?
Camilla Certo! Quello è il bello! È come un parto!
Emma Cavare un dente?
Camilla O anche otturarlo, devitalizzarlo, incidere un ascesso… è il dolore che ti fa sentire vivo!
Emma Se le piace!
Camilla Se ci pensa bene, è attraverso il dolore che ci rendiamo conto delle cose!
Emma Come?
Camilla Certo: i denti, per esempio. Lei, di solito, li sente, in bocca? Fa caso al fatto di averli?
Emma Ma, non so…
Camilla Certo che no. Però, non appena ci fanno male, ecco che li sentiamo. E non facciamo altro che tornarci con la lingua. Individuiamo il dente che ci duole, lo tastiamo, lo guardiamo allo specchio, lo mostriamo a parenti e amici tra mugugni e smorfie.
Emma In effetti è vero
Camilla È il mal di denti a renderci speciali! E tutti ci compatiscono, ci sostengono. E quando torni dal dentista? Più ti ha fatto male, più diventa un’impresa epica. Più sangue perdi, più diventi un eroe. Non c’è eroismo nel dire “sono stato dal dentista e non mi ha fatto niente!”.
 
Dorotea si alza e inizia a camminare per ingannare l’attesa. Emma non sa cosa fare. Si mette ad osservare Federica, ma sembra assorta nella lettura, così Emma si alza e passeggia dietro le sedie.
Entra l' Inserviente che con un gesto fa entrare Camilla.
 
Camilla Grazie!
 
L’Inserviente, con bicchiere e pastiglia in mano, va verso Dorotea.
 
Inserviente Ha detto il dottore che è molto occupato. Se vuole ancora aspettare, è meglio che prenda questa, contro il mal di denti.
 
Dorotea prende il bicchiere e la pastiglia. L’ Inserviente esce.
Attesa. Cambio di posizione in sincrono.
 
Emma È qui da molto?
Federica Cosa?
Emma Aspetta da molto di entrare?
Federica No, a dire la verità.
Emma E lei, ha paura del dentista?
Federica No, ho superato quella paura da bambina. Ma riguardo alla questione del dolore, la
penso come la signora che è appena entrata. Fa parte della vita.
Emma Sì, ma se si può evitare…
Federica Se si potesse evitare, allora non sentiremmo male.
Emma Scusi?
Federica Noi veniamo dal dentista perché abbiamo mal di denti. Se non avessimo mal di denti ce ne staremmo a casa con i denti cariati fino a perderli tutti. In questo caso, il male è necessario.
Emma Sì, come allarme. Ma mentre il dentista opera, se è possibile evitare il dolore…
Federica Ma anche quello ci serve… come monito, per ricordarci di avere cura dei nostri denti. Prenda i bambini, ad esempio. Finché non sono andati dal dentista, odiano lavarsi i denti: dopo, basta ricordare loro la sedia reclinabile, che corrono al lavandino. Il dolore è il più grande stimolo per il lavaggio dei denti. E non solo.
Emma Sì? E per cos’altro funziona?
Federica Ma per tutto, no? In particolar modo per l’anima. Finché non si soffre veramente non sappiamo prenderci cura della nostra anima.
Emma Come per i denti?
Federica Esattamente. La maltrattiamo, ci nutriamo di falsi amori e ingannevoli amicizie, che cariano l’anima proprio come caramelle al miele: come ci piace la dolcezza della lusinga, dell’illusione amorosa… Nel momento in cui mangiamo un cioccolatino, chiudiamo gli occhi, in estasi per il suo sapore che ci riempie la bocca: è piccolo, ma sembra durare per sempre…
Così avviene per un amore, o un’amicizia: nel pieno della relazione, siamo fuori di noi dall’incanto, la vita diventa zuccherina e colorata. Anche questo sembra che durerà per sempre…
Emma E invece…
Federica E invece finirà, e lascerà in noi un’anima cariata, svuotata… E un gran dolore.
Emma Però da quel dolore si guarisce, alla nostra età ormai lo sappiamo.
Federica No, invece. Non è una questione d’età, ma è una questione di dolore: quanto è grande la carie della sua anima? Quanto tempo ha impiegato a otturarne il buco? Quanto è doloroso il ricordo di quel periodo?
Emma Ma, non saprei…
 
Improvvisamente Emma è a disagio.
Emma Anzi, lo so. Molto. È molto doloroso. Come succede a tutti, del resto. Gli amori, e gli amici, vanno e vengono. Si sa. E forse ha ragione lei. Sono come le caramelle, o i cioccolatini. Fanno male al cuore, come quelli ai denti: eppure continuiamo ad amare, e a mangiare… e non possiamo farci niente. Del resto, se lei è qui, continua a mangiare le caramelle, pur ricordando il dolore del trapano…
Federica Si sbaglia.
Emma Perché?
Federica Sono qui per un colloquio di lavoro. E non ho una carie da anni. Né amici, né amori. Il dolore è un buon modo per ricordare.
 
Federica continua a leggere.
 
Attesa. Cambio posizione con effetti sonori.
 
 
 
Scena 3
Quattro mesi insieme
 
 
Agnese Sembra di stare qui da un’eternità, vero?
Beatrice (guardando l’orologio) Solo mezz’ora. Ma è vero. Senza far niente il tempo scorre più lento.
Agnese Anche tu sei qui per il dentista?
Beatrice Io? No.
Agnese Allora, cosa stai aspettando?
Beatrice È una lunga storia. In realtà, non sto aspettando niente.
Agnese Sei così tranquilla…
Beatrice Grazie. È una qualità di natura.
Agnese E tu? (rivolta a Penelope)
Penelope Cosa?
Agnese Si, dico, sei qui per il dentista?
Penelope Oh… il dentista… No, non sono qui per una visita…
Agnese Allora perché sei qui?
Penelope Aspetto il mio fidanzato!
Agnese Ah.
Penelope Lavora qui!
Agnese E il numero?
Penelope Quale numero? Ah, questo… Per stare qui bisogna avere un numero. Così l’ho preso.
E tu? Cosa stai aspettando?
Agnese Non lo so. Mi hanno detto di venire, che era importante. È da un po’ che mi aspetto un cambiamento. Magari sarà per quello.
Penelope Magari.
 
Voci da fuori.
 
Giorgia Eccolo, deve essere questo il piano.
Hermione asseggia dietro Si mette alle sedie.Accidenti, che salita.
Giorgia Su, siamo arrivate!
 
Entrano Giorgia, Hermione, Ines,Lisa. Saluti con Agnese, Beatrice e Penelope. Federica continua a leggere. Le nuove arrivate si accomodano.
 
Ines Hanno già iniziato a chiamare?
Beatrice No.
Ines Bene.
Agnese Prenda il numero!
Hermione Cosa?
Agnese Il numero. Là.
Ines Grazie. C’è un ordine?
Agnese Lasci stare. Ne prenda uno…
 
Ines prende un numero anche per le altre e poi li distribuisce.
Pausa.
Movimenti di attesa.
Entra l’Inserviente, stavolta con una giacca da capostazione. Ha dei moduli in mano.
 
 
InservienteBenissimo, il gruppo aumenta! Benvenute signore. Siate così cortesi da accomodarvi. Nel frattempo io distribuirò questi moduli. Siete pregate di riempirli in ogni loro parte, con una penna nera o blu. Scrivete a stampatello, per favore. Tornerò tra poco a ritirare i fogli. Arrivederci.
 
L’Inserviente se ne va dopo aver distribuito i fogli.
 
Penelope Hai visto?
Agnese Cosa?
Penelope Hai visto l’inserviente?
Agnese Sì.
Penelope Hai visto come mi guardava?
Agnese Veramente no
Penelope È lui il mio fidanzato. Oggi sono quattro mesi.
Agnese Complimenti.
Penelope Grazie.
 
Pausa.
 
Penelope È stato difficile, all’inizio. Ma adesso va meglio.
Agnese Comunque lui mi è sembrato un po’ freddo. Forse distratto.
Penelope Ha molto lavoro. Deve preparare i candidati per i colloqui. Prendere i dati, fare le domande, raccogliere tutto e poi presentarlo al capo. Senza sbagliare, altrimenti dovrebbe fare tutto da capo. Io lo capisco e cerco di non distrarlo. Anche se so che con me qui non è facile per lui.
Agnese È bello avere qualcuno da distrarre.
Penelope Non sei fidanzata?
Agnese Lo ero. Ma ora no.
 
Pausa.
 
Agnese Vorrei proprio sapere cosa vuol dire stare insieme almeno per quattro mesi. È un’eternità!
Penelope A me sembra passato tutto in un attimo… Ma è sempre così, no?
Agnese Credo che sia bellissimo… Sono quattro mesi che ti alzi e quando ti guardi allo specchio ti vedi anche con i suoi occhi. E quando ti vesti, lo fai pensando a cosa vedrà lui, di quello che indossi: se ti tiri su i capelli lo fai perché il tuo collo sia scoperto per lui, così che lui veda quanto è bianco, e morbido, e voglia baciarlo. Se scegli un profumo, lo fai pensando a cosa proverà lui, nell’annusarlo: e sei già felice perché sai che da quel momento quel profumo gli ricorderà te, anche se lo sentirà in un’altra casa, su un’altra donna. (guarda Beatrice, un po’ insicura) Almeno credo…
Penelope Hai ragione. Ma queste cose si fanno senza saperlo.
Agnese E si sanno solo quando ormai non si fanno più
 
Agnese si siede.
Dopo un po’ rientra Camilla.
 
Camilla “L’attendere è proprio di colui che tende se stesso verso qualcosa che per il momento, non c’è”. Oh, non è il caso di essere così filosofici e profondi per sapere cosa significa attendere. Tutti noi, per nostra esperienza, sappiamo cosa è.
Ci si trova improvvisamente fuori dal tempo: fermi e buoni, desiderosi o timorosi di sapere quello che sarà. Come adesso.
 
Camilla esce.
Attesa. Una per una le ragazze si alzano per sgranchirsi le gambe, le braccia.
Alla fine, l’Inserviente, senza camice ma con gli occhiali e la cravatta, entra in scena. Tutte lo guardano con speranza. Lui chiama Federica, che si affretta ad uscire con lui in quinta.
 
 
 
Scena 4
Tornerà
 
 
Agnese Quando verranno a prendere i moduli?
Beatrice Tra un po’.
Ines Comunque mi sembra che se la prendano un po’ comoda…
 
Entra Quintilia.
 
Lisa Buongiorno.
Quintilia Scusate il ritardo. C’è molto traffico.
Ines Oh, non c’è problema. Stiamo ancora compilando i moduli. Prendeteli, sono sul tavolo.
 
Le nuove arrivate vanno al tavolo e iniziano a compilare i moduli. Giorgia e Hermione, che hanno finito di compilarli, si alzano e lasciano i moduli sul tavolo.
Azioni di impazienza.
 
Hermione Accidenti! È sempre tutto così in ritardo!
Giorgia Cosa?
Hermione Il treno, per esempio. Non arriva mai all’ora giusta!
Quintilia Ha ragione.
Beatrice Non c’è da meravigliarsene.
Hermione Ma io invece sono una persona puntuale. Anche volendo, non riesco ad arrivare tardi. Mai!
Giorgia Quale treno aspetta?
Hermione Quello da Roma. Mio fratello viene a trovarmi.
Giorgia Aspetterò con lei. Anche io sono qui per il treno.
Hermione Ah sì? E quale?
Giorgia Non lo so, a dir la verità.
Hermione Come fa a non saperlo?
Giorgia Mah, io aspetto… Ma non so esattamente con quale treno verrà, né se verrà con il treno.
Hermione Chi?
Giorgia Il mio amico. E badi bene che non ho detto “un mio amico”. Lui è il solo amico che io abbia.
Hermione E dove è andato?
Giorgia Oh… se n’è andato, molti anni fa… Ma tornerà….
Hermione Ne è sicura?
Giorgia Certamente. Me lo ha detto prima di partire. Era così deciso quando è salito sul treno… “Vado via” ha detto, “Ma tornerò”. E da allora lo aspetto…
Hermione Alla stazione?
Giorgia Sì, all’inizio alla stazione. Mi sedevo nella sala d’aspetto, e guardavo i treni passare. La gente salire e scendere. Gli annunci degli arrivi, e delle partenze.
Hermione Tutti i giorni?
Giorgia No, non tutti i giorni. Qualche volta.
Hermione E non si annoiava? A stare lì, senza far niente?
Giorgia Ma io non stavo senza far niente. Mi sedevo e osservavo.
Hermione Cosa?
Giorgia Le valigie. Ce ne sono di ogni forma e dimensione, di tutti i colori. Ne avevo regalata una al mio amico, per il suo viaggio. Era grande e morbida. Di un bel marrone scuro.
Hermione E stava tutto il giorno a guardare le valigie?
Giorgia Sì. “Non lo riconoscerò, dopo tutti questi anni”, mi dicevo. Allora, invece che guardare i visi, guardavo la valigie. Quelle, anche dopo molti anni, rimangono le stesse. Un po’ invecchiate, ma le stesse.
Hermione E poi?
Giorgia E poi ho pensato che magari sarebbe venuto con l’aereo, o con l’autobus. Così ho iniziato a fermarmi nelle sale d’aspetto degli aeroporti, e nelle stazioni dei pullman.
Hermione E mai niente?
Giorgia Oh, no… ho conosciuto molte persone, come lei per esempio… Ho parlato del mio amico con molta gente... così se magari lo conoscono, o lo hanno visto per caso, possono dirgli che io sono qui ad aspettarlo.
Hermione E non hai mai pensato che non tornerà?
Giorgia No, mi ha detto che sarebbe tornato… e io devo esserci, quando scenderà dal treno… o dall’aereo. È così brutto tornare e non trovare nessuno ad aspettarti…
 
Annuncio del treno.
L’Inserviente passa con delle valigie. È vestito come un turista. Attraversa la scena. Giorgia e Hermione consultano il tabellone degli arrivi e delle partenze, e escono per andare al treno.
 
 
 
Scena 5
Domande statistiche particolari
 
 

Improvvisamente l’Inserviente esce dalla porta e, di corsa e agitato, si dirige verso le ragazze. Ha il camice medico.

Inserviente Buongiorno. I colloqui avranno inizio tra poco. Giusto il tempo di ritirare i moduli…
A tal proposito, siamo spiacenti di dirvi che c’è stato un disguido. Nei moduli che avete appena compilato mancano alcune domande.
Sì, per un errore nella copiatura mancano un gruppo di domande.
Le più importanti a dir la verità…
Le “Domande statistiche particolari di 1° livello”.
Se voleste essere così gentili da appuntarvele, ecco le penne…
 
Le ragazze prendono le penne.
 
Inserviente Dunque, “Nome del vostro eventuale animale domestico”. “Piatto preferito”. “Colore naturale dei capelli”.
Lisa Mi scusi, ma che domande sono?
Inserviente “Domande statistiche particolari di livello 1”.
Proseguiamo: “Numero di denti molari rimasti”. “Utilizzo recente di droghe, comprese cannella e zafferano”. “Numero di docce effettuate nell’ultima settimana”.
Lisa E cosa c’entrano le docce?
Inserviente Sono le domande di livello 1. Poi, ci saranno quelle di livello 2.
Lisa E sono necessarie?
Inserviente Indispensabili. Non è possibile accedere, senza aver risposto.
Lisa Anche il colore naturale dei capelli?
Inserviente Soprattutto! Quando avrete compilato anche queste domande, mettete i fogli sul tavolo. Grazie per la vostra gentilezza e pazienza…
 
L’Inserviente esce.
 
Dorotea Ma che razza di posto è questo?
Lisa Mai sentito niente di più assurdo!
Agnese Avete sentito cosa hanno detto… Sono solo domande!
Beatrice …Statistiche di 1° livello.
Ines Non voglio rispondere a queste domande. Non credo che servano.
Agnese Non possiamo sapere cosa servirà.
Quintilia Scusate se vi interrompo. Ma credo che sia meglio accontentare qualsiasi richiesta ci venga posta. Dopotutto siamo qui con uno scopo ben preciso, e qualsiasi ostacolo si frapponga tra noi e codesto scopo va superato, con tenacia e fermezza.
Agnese Scusi?
Quintilia Se non è di troppo disturbo vorrei farvi notare che solamente poche domande ci separano dall’ottenere il risultato agognato. E queste, a mio parere, non sono di genere troppo privato, né, in alcun modo, offensive della nostra persona.
Ines Ma come parla?
Beatrice Divertente… continui…
Quintilia Non è mia intenzione ottenere l’ilarità generale, questo è certo, ma sono qui per un fine ben delineato, pertanto, mi accingo a completare il modulo consegnatomi. E vi pregherei di fare altrettanto.
Dorotea Non ho capito un accidenti di tutto quello che ha detto, ma se così potremo entrare…
Penelope Esatto. Sì, completiamo i moduli….
Beatrice Sono d’accordo. Tuttavia mi piacerebbe sapere prima, così, tanto per amore di discussione, cosa sta aspettando la signora.
Quintilia Chi? Io?
Beatrice Certo. Dato che è così determinata…
Quintilia La risposta alla domanda che lei mi ha voluto così gentilmente porgere è presto formulata. Io aspetto che mi venga dato quello che voglio. Né più, né meno.
Agnese Adesso sì che è più chiaro…
Quintilia Eppure, se ci pensa bene, è molto chiaro, quasi, ovvio, no?
Emma In che senso?
Quintilia Chi di noi sta aspettando qualcosa che non vuole? Nessuna. E io non faccio eccezione. Aspetto di ottenere quello che voglio.
Ines Cosa stiamo aspettando non cambia il fatto che io non voglio rispondere a nessuna di queste domande. Sono stupide!
Quintilia Rispetto la sua opinione, ma rimango della mia idea…
Penelope No, non è vero… non sono stupide. Rispondiamo… E poi, vi prego, non causate problemi. I capi se la prenderanno con lui.
Ines Con chi?
Penelope Con lui, l’inserviente. Avete visto che sguardo professionale aveva? E come era preso dal suo lavoro? Non potete metterlo nei guai solo per queste sciocche domande!
Agnese È il suo fidanzato!
Ines Capisco. Ma non voglio comunque rispondere a queste domande. Sono troppo… personali.
Beatrice Non ci vedo niente di personale. E se poi servirà ad iniziare i colloqui… (Risponde velocemente e poggia il foglio sul tavolo) Ecco fatto.
Penelope (inizia ad agitarsi) Grazie. Già è difficile per lui lavorare con me vicino… non voglio che abbia altri problemi.
Ines Non mi sembra così difficile…
Penelope Cosa vuoi dire?
Ines Niente. Solo che non ho visto nessuna difficoltà da parte sua.
Penelope (agitata) È molto professionale… Deve esserlo…
Ines Se non mi avessi detto che è il tuo fidanzato, avrei detto che siete estranei!
Agnese Non mi sembra il caso di…
Penelope Come estranei?
Ines Ma sì… non ti ha nemmeno guardato!
Penelope (ancora più agitata) Non capisci… Deve fare così… Ma io lo so che pensa a me.
Lisa Certo, sono sicura che pensa a te continuamente!
Ines Che illusa!
Penelope Cosa ne sapete voi? Sono quattro mesi che stiamo insieme, e per quattro mesi io ogni mattina sono venuta qua, mi sono seduta su questa sedia e l’ho guardato lavorare.
E lui ha continuato a lavorare cercando di non farsi distrarre. Ma io lo so che mi vede, e mi pensa.
Cosa ne sapete, dell’amore? È proprio il suo atteggiamento freddo e distaccato, che mi dice che mi ama. Non potrebbe essere altrimenti, né io lo vorrei. Mi siedo qua, e lo guardo.
Oh, lui non volta nemmeno lo sguardo, né mi rivolge la parola: in questi quattro mesi non mi ha mai nemmeno dato i fogli per i moduli.
Ma oggi lui mi ha guardato diritto negli occhi. Le nostre mani si sono sfiorate, nel darmi questi pezzi di carta. Mi ha chiamato per nome… Come era dolce il mio nome tra le sue labbra… Sono diventata più bella, più vera... solo in un attimo…
Per questo non mi importa di aspettare, di stare qua seduta…
Non sto aspettando nulla, nemmeno di entrare… è proprio qua che voglio stare…
Quello che stavo aspettando è già arrivato…
Capite perché è così importante rispondere a queste stupide domande? Me lo ha chiesto lui…
 
Le ragazze tornano alle loro sedie, un po’ vergognandosi, e compilano i moduli. Penelope le guarda soddisfatta e raccoglie i fogli. Entra l’Inserviente e prende i moduli da lei, dicendo in modo distaccato “Grazie signorina! Può entrare”.
 
Le ragazze guardano Penelope uscire.
 
Azioni di attesa.
 
Dopo un po’ Dorotea si alza.
 
Dorotea Mi annoio.
Emma Cosa?
Dorotea Mi sto annoiando.
Emma Perché?
Dorotea Che domanda è?
Emma Cosa?
Dorotea Questa.
Emma Quale?
Dorotea Ho detto che mi sto annoiando e tu mi hai chiesto perché.
Emma Esatto
Dorotea Non c’è un motivo. Ci si annoia e basta.
Emma Io non mi annoio.
Dorotea Perché?
Emma Non mi annoio. E basta.
Dorotea Come fai a non annoiarti? Stiamo aspettando da un’ora.
Emma Ecco. Stiamo aspettando. Per questo non mi annoio. Già il fatto di aspettare è qualcosa, no?
 
Pausa.
 
Dorotea Forse hai ragione. Ma mi sto annoiando comunque.
Quintilia La vita è un pendolo che oscilla tra tristezza e noia, come diceva il…
Dorotea Chi?
Quintilia È importante che me lo ricordi?
Dorotea Credo di sì.
Quintilia Non me lo ricordo, ma credo che sia abbastanza vero, no?
Dorotea Allora siamo fortunati.
Quintilia Perché?
Dorotea Se adesso mi annoio, almeno non sono triste.
Quintilia Giusto.
 
Rientrano in scena Giorgia e Hermione, che portano delle valigie e camminano guardandosi indietro, incerte. Non spaventate, ma in attesa. Posano le valigie, si guardano e poi escono.
 
 
 
Scena 6
La morte
 
 
Sulla musica, molto movimentata, entra l’Inserviente, vestito con il grembiule: porta anche una grossa mascherina e una spruzzatore per disinfettare. Fa alzare le ragazze, le sistema, le mette in riga. Continua a guardare in quinta, come se seguissero le indicazioni di qualcun altro.
Inizia a spruzzare le ragazze, che rimangono allibite ma non possono fa altro che eseguire gli ordini.
Alla fine, seguendo le indicazioni della persona in quinta, fa avanzare di un passo Lisa e Ines. L’Inserviente estrae una pistola e spara alle due, che muoiono.
L’Inserviente trascina fuori i corpi.
Le ragazze rimangono di sasso. Guardano in quinta e piano piano, si rimettono a sedere.
 
Rientrano Penelope e Federica e si rivolgono al pubblico.
 
Penelope L’attesa di vita è l’età media alla quale, secondo determinati dati statistici, un individuo può arrivare.
In caso di morte prematura quindi, l’attesa di vita viene disattesa.
Una morte inattesa può deludere le attese.
Federica Nel frattempo, mentre si attende l’ora fatale, si può ingannare l’attesa.
Recenti studi hanno dimostrato che il miglior modo per ingannare l’attesa è… vivere.
 
Penelope e Federica escono.
 
Emma Ma cosa ci hanno spruzzato addosso?
Quintilia (annusandosi) Sembra aceto!
Agnese A me sembra … quasi… profumo di camomilla…
 
Rientrano in scena Lisa e Ines, spolverandosi i vestiti... Stupore generale.
 
Ines Che incompetenti!
Lisa Da non credersi!
Agnese Cosa….
Ines Cosa ci facciamo qui? Lo chieda a loro.
Lisa Mai vista una simile dimostrazione di incapacità…
Beatrice Ma voi non eravate morte?
Ines Credevano che noi stessimo aspettando la morte, in effetti. E così ci hanno accontentato.
Lisa Ma si sono accorti dell’errore, appena in tempo.
Ines Quell’idiota aveva già preparato le fosse… tanto lavoro per niente…
Lisa A questo punto, credo che sia meglio andare no?
Ines Certo. Non voglio proprio servirmi ancora di un simile incapace. Vieni con me?
Lisa Va bene.
 
Si preparano per andare via, poi, rivolte alle altre.
 
Ines Arrivederci.
Lisa Addio.
 
 
 
Scena 7
Aspetto di aspettare
 
 
Sono rimaste in scena Agnese, BeatriceDorotea, Emma e Quintilia. Si guardano frastornate.
 
Agnese A questo punto, non so se conviene che noi rimaniamo… Non vorrei che ci siano altri errori…
Beatrice Non c’è da preoccuparsene… mi creda… me ne intendo… Errori del genere avvengono, una, o due volte alla settimana…
Dorotea Davvero?
Beatrice Sì… è poco probabile che sbaglino ancora…
Emma Ma lei che ne sa?
Beatrice Io, vede, ho visitato molte sale d’aspetto di questo tipo, e in varie parti del mondo…
Agnese Perché?
Beatrice Per passione, forse, o più probabilmente perché non ho nient’altro da fare.
Emma Come?
Beatrice Si può dire che io aspetto di aspettare… Sì, è una buona definizione, quasi poetica, credo.
Dorotea In che senso?
Beatrice Non ho mai avuto niente da aspettare, in vita mia, ma sono terribilmente curiosa di sapere cosa si provi…
Emma Ad aspettare?
Beatrice Sì... a immaginarsi un futuro diverso, ad avere capacità di credere che tutto possa cambiare.
Agnese Non è così difficile…
Beatrice Eppure per me è impossibile. Allora ho creduto utile vedere come si comporta la gente che aspetta… E ho imparato tanto, in questi anni…
Emma Ma non è stata mai chiamata?
Beatrice No, ma del resto, è così importante?
 
Entra l’Inserviente che fa entrare Dorotea, Emma e Quintilia. Saluti con Agnese e Beatrice.
 
Beatrice Ecco, tra un poco sarà il suo turno. Non manca molto.
Agnese (improvvisamente nervosa) Adesso entro. Ma… Non lo so. Mi sembra di non voler entrare, adesso. Forse preferisco stare qui, ad aspettare. Sì. Sì. È così. Meglio stare qui, no?
 
Cerca conforto.
 
Beatrice Non lo so. Sei solamente nervosa. (si alza)
Agnese In fondo, è meglio così, sa? Cosa succede oltre quella porta, non mi riguarda. Non c’ero mai stata qui, prima d’ora, e se me ne vado adesso, chi lo saprà mai? Non dipenderà da questo giorno la mia vita.
Beatrice Non puoi saperlo.
Agnese Non posso sapere niente. Se rimango, o se non rimango, non saprò ugualmente niente! Una vita non si decide in un giorno!
Beatrice È vero. Oppure non è vero. Ogni giorno decidi della tua vita.
Agnese Io?
Beatrice Chi altro?
Agnese Loro?
Beatrice Chi altro?
Agnese Me ne vado.
 
Fa per andarsene, entra l’Inserviente.
 
Inserviente Tocca a lei.
 
Agnese è indecisa, ma lo segue, guardando Beatrice.
Beatrice rimane sola per un po’. Poi avanza verso il proscenio.
 
 
 
Epilogo
 
 
Beatrice recita la poesia, mentre la luce si abbassa e inizia la musica.
 
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
e fertile in avventure e in esperienze.
(…)
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti -finalmente, e che con gioia
toccherai terra tu per la prima volta.
 
Sempre devi avere in mente Itaca,
raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà
deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
 
Finita la poesia, Beatrice scarta una caramella, la mette in bocca e butta la carta per terra.
L’Inserviente, entrato con la scopa, raccoglie la carta.
 

Buio.

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