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Il Nagorno Karabakh e il conflitto tra Armenia e Azerbaijan

STEFANO MARINELLI
Articolo pubblicato nella sezione “Capire i conflitti, praticare la pace. L’esperienza di ‘Rondine’: il Nagorno Karabakh”

Nagorno Karabakh

Stato: Azerbaijan
Sede del Governo de facto: Stepanakert     
(per l'Azerbaijan, Khankendi)
Popolazione: 138.000
Superficie: 11.458,28 kmq
Lingua: Armeno.

bandiera Nagorno Karabakh

Il Nagorno-Karabakh (letteralmente, alto giardino di montagna) con capitale de facto Stepanakert, per l'Azerbaijan Khankendi, è un territorio autoproclamatosi indipendente dall'Azerbaijan nel 1992, appoggiato dall'Armenia.
Con la dissoluzione dell'URSS, il Nagorno Karabakh, in prevalenza popolato da Armeni, è rimasto parte del territorio dell'Azerbaijan, a cui ha richiesto invano l'indipendenza. Dal 1992 al 1994 si è combattuto il conflitto armato che, concluso con il Protocollo di Bishek, ha visto prevalere le forze armene, sostenute dalla Russia, che mantengono ad oggi il controllo del territorio del Karabakh e di sette regioni azere limitrofe. Da allora, nella regione si verificano scontri militari e atti di violenza sporadici, che danno vita a un conflitto che non può quindi qualificarsi come congelato, ma piuttosto a bassa intensità. Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU 822, 853, 874, 848 del 1993, rimaste inapplicate, richiedono la cessazione delle ostilità e riaffermano la sovranità e l'integrità territoriale dell'Azerbaijan. Il negoziato per la soluzione del conflitto è gestito dal Gruppo di Minsk, presieduto da Francia, Russia e Stati Uniti e formato da altri stati membri dell'OSCE, oltre alle parti in causa. Nonostante alcuni progressi e rilanci di proposte di pace (Processo di Praga nel 2004, dichiarazione di Madrid nel 2007) la situazione da oltre 20 anni resta in stallo.
Il conflitto “dimenticato” del Nagorno Karabakh appare oggi un nodo indistricabile. Gli scontri armati a bassa intensità intorno al piccolo territorio sollevano questioni geopolitiche di portata globale come il ruolo della Russia nello scenario internazionale, il ruolo delle organizzazioni internazionali nel peace-keeping e peace-building, la rilevanza delle risorse energetiche nell'area caucasica, il posizionamento sul tema delle potenze regionali e mondiali. La questione ha innanzitutto minato le relazioni tra Armenia e Azerbaijan, che hanno sviluppato ciò che è stata definita una “Sindrome del Karabakh”, per come, nei due Paesi, dall'inizio degli anni '90 a oggi la questione abbia influenzato l'opinione pubblica, l'agenda di governo, le relazioni internazionali fino a incancrenirsi in un'ossessione.


Armenia

Capitale: JEREVAN
Popolazione: 3.212.000
Superficie: 29.800 kmq
Lingue: la lingua ufficiale è l’armeno; il russo è lingua veicolare ma non nelle regioni periferiche. Religione: cristiana apostolica di rito armeno con minoranze di cattolici, protestanti, musulmani e testimoni di Geova.

bandiera Armenia

L'Armenia è una delle più antiche civiltà cristiane e conserva sul suo territorio Chiese del IV secolo d.C.. Nei secoli successivi ha alternato periodi di indipendenza a dominazioni bizantine, persiane, mongole e turche. All'inizio del '900, la parte orientale dell'Armenia è entrata a far parte dell'Impero Russo, mentre la parte occidentale è rimasta sotto la sovranità dell'Impero Ottomano, che negli anni della prima guerra mondiale ha compiuto massacri di migliaia di Armeni. Ad oggi, i fatti del 1915-1917 sono alla base della diatriba tra Armenia e Turchia, a cui gli Armeni richiedono, in qualità di erede dell'Impero Ottomano, di riconoscere di aver compiuto un genocidio (termine coniato successivamente allo sterminio ebraico, e definito nella Convenzione Internazionale del 1948 come crimine che richiede l'attacco a un determinato gruppo con l'intenzione, da parte dei perpetratori, di sterminarlo), mentre i Turchi si limitano a riconoscere i massacri perpetrati contro gli Armeni contestualizzandoli negli scontri della Grande Guerra. In seguito, gli Armeni sono emigrati andando a costituire una diaspora che nel mondo supera oggi i 10 milioni di persone, a fronte dei 3 milioni di abitanti dell'Armenia.
Dopo essere stata una Repubblica Sovietica, l'Armenia si è resa indipendente nel 1991, pur mantenendo basi militari russe, che le sono valse l'appoggio di Mosca nella guerra con l'Azerbaijan per il possesso del Nagorno-Karabakh. Nel 2009 la Turchia e l'Armenia si sono accordate per cominciare un processo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche, ma l'effettiva riconciliazione, come l'apertura degli scambi commerciali, passa anche dalla risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh, che vede la Turchia solidarizzare con l'Azerbaijan.


Azerbaijan

Capitale: BAKU
Popolazione: 8.266.000
Superficie: 86.600 kmq
Lingue: La lingua ufficiale è l'azero; il russo è molto diffuso. Buona parte della popolazione comprende anche il turco. La conoscenza dell’inglese è in aumento, ma resta ancora limitata alle generazioni più giovani e a coloro che lavorano nel turismo o in società straniere.
Religioni: Gli azeri sono in maggioranza musulmani sciiti (62%), ma vi sono anche musulmani sunniti (26%), e cristiano-ortodossi (12%). Vi sono comunità ebraiche con radici antiche a Baku ed in altre città del Paese.

bandiera Azerbaijan

Gli Azeri sono un popolo in maggioranza musulmano sciita che vive prevalentemente nell'Iran settentrionale e nello Stato dell'Azerbaijan, i cui abitanti si distinguono dal popolo etnico definendosi Azerbaijani.
L'Azerbaijan, con capitale Baku, è il maggior Stato del Caucaso sia per territorio che per popolazione. Il leader politico Heydar Aliyev è stato al potere sia in epoca sovietica che nei primi anni di indipendenza, come Presidente dell'Azerbaijan, lasciando l'incarico nel 2003 al figlio Ilham, tutt'oggi al potere. Ricco di idrocarburi e in una posizione di grande rilevanza strategica per il passaggio degli approvvigionamenti di gas dell'Asia Centrale, l'Azerbaijan è uscito sconfitto dal conflitto per il possesso del Nagorno Karabakh, in cui è stato privato di oltre il 20% del proprio territorio, tra lo stesso Karabakh e le 7 regioni limitrofe. La soluzione della contesa sullo status della regione è ad oggi irrisolto, così come la condizione del milione di persone sfollate dall'area e ad oggi mantenute in campi profughi.



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